Due trii straordinari ad opera di due compositori altrettanto unici, avvicinati in questo programma non tanto per le loro similitudini, quanto per le differenze di stile e carattere che li contraddistinguono, allo stesso modo di quanto queste composizioni in programma sapranno evidenziare. Nonostante la vena virtuosistica condivisa, la tonalità minore e la comune suddivisione dei tempi che strutturano questi due capolavori, è il sentimento che li guida a superare le illusorie apparenze e mostrare di ognuno il proprio tratto distintivo. Il primo trio appartiene alle prime composizioni di Beethoven e pur risentendo del gusto classico in voga al periodo, impose subito l’attenzione al pubblico viennese, in particolare di Haydn, per l’originalità, la veemenza e l’audacia, caratteristiche di tutta la poetica del musicista di Bonn. Il secondo trio invece, appartiene alla maturità artistica di Mendelssohn e piacque tanto a Schumann, che ebbe la fortuna di ascoltare la prima esecuzione proprio a casa sua, tanto da fargli dire: «La composizione riflette quel profondo equilibrio interiore, che è una costante della personalità del musicista di Amburgo, e le tre voci strumentali sono fuse in modo omogeneo, col pianoforte in funzione di coordinamento», a differenza dell’opera di Beethoven in cui primeggia il pianoforte. Questi sono solo alcuni spunti di riflessione, per l’invito ad un ascolto attento di queste meravigliose pagine cameristiche.
Il trio composto da Fabiol Cezma violino, Ejona Nako violoncello e da Kajmela Haxholli pianoforte, si dedica in particolare attenzione allo studio del repertorio cameristico del Settecento e dell’Ottocento. Invitati a tenere diversi recital in varie città europee, gli elementi dell’ensemble sono tutti premiati a concorsi di rilevanza internazionale, apprezzati musicisti in veste solista oltre che in formazioni da camera e orchestre.